Dal 1998, 450 repliche con oltre 300.000 spettatori nei maggiori teatri italiani. E' stato definito dagli eredi dell'autore come la più efficace messa in scena a livello internazionale: tutto questo è "Il Piccolo Principe" di Antoine Saint-Exupery, qui adattato, diretto e interpretato da Italo Dall'Orto.
Portato in scena nei maggiori teatri italiani, come la Pergola di Firenze, il Brancaccio di Roma, il Carcano di Milano (per 11 stagioni consecutive), lo Stabile di Genova e di Torino, “Il Piccolo Principe” non smette mai di stupire generazioni di adulti e bambini, peraltro fulcro di questa intramontabile storia. Ne parliamo proprio con lo storico regista – e Pilota - Italo Dall’Orto. Diplomato presso l’Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico di Roma con il grande Orazio Costa, Dall’Orto vanta una lunga e gloriosa carriera, che inizia con la Compagnia dei Giovani (De Lullo, Valli, Falk, Albani), passando poi per la fondazione del Gruppo della Rocca.
450 repliche a teatro. Ed è sempre un best seller. Perché la storia del Piccolo Principe piace così tanto?
Non ho spiegazioni…piace anche a me. Effettivamente è un fatto inspiegabile, che puoi capire solo vivendolo: è un testo pieno di cose luminose, di incontri rarefatti, di coincidenze. Ha qualcosa di soprannaturale, soprattutto se si pensa che è il libro il più diffuso dopo la Bibbia. E mi piace pensare, senza lodarmi troppo, che anche lo spettacolo che porto in scena sia di qualità, visto il successo.
Quanti piccoli principi hanno recitato in questi anni? Come e dove sono stati selezionati?
Una dozzina, ma va reso merito in particolare al primo, l’allora piccolo Max: è grazie a lui che mi è scattata l’idea di fare lo spettacolo. L’ho incontrato una sera a casa di amici: cantava, rideva, era un piccolo istrione. E’ stata una scelta immediata e istintiva. Ora è un marcantonio venticinquenne che lavora in America. Tanto che la voce registrata che si sente ancora oggi in una parte dello spettacolo resta la sua, dopo quindici anni. Tutti gli altri, bravissimi, li ho selezionati tra Firenze e Roma, un po’ tramite amicizie, un po’ con provini tradizionali.
Chi di loro ha proseguito nella carriera teatrale?
Nessuno a dire il vero, e oserei dire fortunatamente per i tempi che corrono, che nel campo teatrale sono difficili. Alcuni però sono diventati tecnici in teatro, altri hanno fatto la scuola di cinema, molti incarnano la fuga dei cervelli all’estero, dato che vivono tra Olanda, America, Germania. A volte vengono a trovarmi in camerino, e io trasecolo: sono ormai ragazzoni meravigliosi, a cui l’esperienza teatrale ha comunque fatto bene.
Come sono cambiate le delusioni bambino-adulto, nel tempo? In cosa i bambini di oggi sono davvero delusi dagli adulti?
Dipende dal mondo in cui si trova immerso il bambino. L’ottusità degli adulti la sconti in ogni era. Bisogna fare uno sforzo, ricordarsi di quando si era bambini, non commettere errori di un tempo. Rivangare la propria infanzia, capirla dal punto di vista del bambino: Saint-Exupery ce l’ha fatta: non è facile riprodurre il punto logico del bambino, ma lui ci è riuscito. La società cambia, oggi vedo tanta mancanza di tempo nei rapporti adulti-bambini; sicuramente una volta la famiglia era più un luogo dove coltivare la pazienza, oggi ci sono tanti elementi che attivano il distacco.
Al Carcano di Milano dal 10 al 13 aprile
www.teatrocarcano.com